Scoprendo luoghi si scoprono anche personaggi e storie, tempo fa vi ho parlato del Ponte del Diavolo e tra le varie leggende ad esso legate mi ha colpito molto quella di Lucìda Mansi. La leggenda narra che proprio sul punto più alto del ponte la donna vendette l’ anima al diavolo in cambio di eterna giovinezza. Andando a fare qualche ricerca ho scoperto che Lucìda Mansi è esistita veramente. La sua storia mi ha intrigato, così ho deciso di raccontarvela in questo breve articolo, nell’attesa, sulle sue tracce, di andare a visitare i luoghi in cui ha vissuto.
Lucìda Mansi, una vita di bellezza e crudeltà
Lucìda Mansi è stata una nobildonna lucchese, identificata nella figura di Lucìda dei Samminiati, che visse attorno nella prima metà del 1600 nella provincia di Lucca.
Giovanissima si sposò con Vincenzo Diversi che fu assassinato dopo poco il matrimonio, si pensa proprio dalla moglie. Dopo poco tempo Lucìda si risposò con il ricco ma anziano Gaspare di Nicolao Mansi.
Donna di estrema bellezza e di indole molto libertina, Lucìda viveva molto male il suo matrimonio, arrivando così ad uccidere anche il secondo marito per potersi accerchiare di numerosi amanti, che si dice facesse poi uccidere dopo gli incontri amorosi.
La nobildonna era talmente ossessionata dalla sua bellezza che fece rivestire un’intera stanza di Villa Mansi di specchi per potersi sempre contemplare.
Lucìda Mansi morì di peste nel febbraio del 1649 e le sue spoglie sono conservate a Lucca nella Chiesa dei Cappuccini, in una cripta dedicata alla sua famiglia.
Lucìda Mansi, la leggenda
La leggenda che lega Lucìda Mansi al Ponte del Diavolo narra che un giorno la donna, mentre si trovava a Borgo a Mozzano, scoprendosi una ruga sul viso, fu colta da una terribile agitazione al pensiero di invecchiare. Prese così a camminare nervosa nel borgo arrivando al Ponte del Diavolo.
Mentre sul punto più alto del ponte piangeva disperata, le si presentò di fronte il diavolo, con le sembianze di un bellissimo ragazzo. Il diavolo le promise trant’anni di bellezza e giovinezza in cambio della sua anima.
La nobildonna accettò il patto senza esitazioni, e così per i successivi trent’anni mantenne intatta la sua bellezza continuando a vivere nella lussuria e nella crudeltà.
Allo scadere del patto il diavolo tornò a reclamare ciò che gli spettava.
Lucìda cercò di ingannarlo correndo sulle scale della Torre delle Ore per fermare la campana prima che battesse l’ora della sua morte, la mezzanotte. Ma Lucìda non fece in tempo e così il diavolo la afferrò, la caricò su di una carrozza di fuoco e la portò via con sè, attraversando le Mura per gettarsi nel laghetto dell’orto botanico comunale.
Si dice che ancora oggi, immergendo il capo nel lago, si possa vedere il volto di Lucìda e che nelle notti di luna piena si veda la carrozza di fuoco sfrecciare sopra le mura e si sentano nell’aria le grida disperate della donna.
Il fantasma della bella e crudele Lucìda pare aggirasi anche tra le stanze di Villa Mansi a Segromigno ed in un’altra proprietà della famiglia, precisamente in una villa a Monsagrati, nel comune di Pescaglia, luogo in cui la donna era solita intrattenersi con i suoi amanti per poi ucciderli.
Se volete scoprire di più su Lucìda Mansi eccovi un libro che racconta la sua storia tra leggenda e realtà:
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