Sulle orme dei miei nonni, la pozza della memoria (Articolo racconto)
Ieri ho camminato per circa 6 km, seguendo la strada principale.
Ad un certo punto la mia attenzione è stata catturata da uno stretto viottolo che, addentrandosi nel bosco, scendeva verso il fiume, sentivo il rumore dell’ acqua, non era lontano.
Si vedeva che non veniva percorso da tempo, ma sentivo che dovevo imboccarlo. Era piuttosto ripido ma il mio istinto mi diceva che valeva la pena avventurarsi.
Il fiume era poco sotto, uno scorcio carino, ma pensavo di trovare qualcosa di più particolare. Forse proseguendo…
Verso valle era impossibile senza scendere in acqua, a monte si poteva invece risalire. Dopo una decina di metri il fiume faceva una stretta curva. Non riuscivo a vedere oltre. Da una prima occhiata mi sembrava impossibile andare avanti ma la sensazione era che dietro a quella curva ci fosse qualcosa di davvero speciale.
Ad un’ osservazione più attenta mi sono resa conto che riscendendo di qualche metro avrei potuto attraversare il fiume saltando su un paio di massi e proseguire poi la risalita sull’altra sponda. Ne sarebbe valsa la pena, lo sentivo!
Ed avevo ragione: superata la curva il fiume mi ha offerto uno scorcio fiabesco 😍!
Una piccola cascata si tuffava, incuneandosi in uno scivolo di roccia, in una pozza di acqua verde smeraldo incorniciata da un grosso tronco caduto. Sulla roccia ai piedi della piccola cascata spiccava un singolare rosso vivo. Ho osservato meglio per capire cosa fosse, solo una strana colorazione naturale presa nel tempo dalla roccia.
Il luogo sprigionava un’ energia speciale, la percepivo chiaramente.
Tornando indietro per riprendere la strada, un soffio di vento improvviso, tiepido, mi ha accarezzato il viso.
Rientrando mi sono fermata per un rapido saluto alla nonna e le ho detto dove ero stata. Lei mi ha raccontato che proprio lì fu ucciso suo nonno, il mio trisnonno, durante la seconda guerra mondiale. Si chiamava Ciro, era un omino di 70 anni, freddato alle spalle mentre faceva un po’ di legna.
Mi ha raccontato che non vedendolo rientrare lei, la madre ed una cugina andarono a cercarlo e lo trovarono riverso su un grosso ramo caduto lungo il sentiero che scendeva al fiume, il cappello volato via galleggiava sulla pozza.
Non sapevo che uno dei miei nonni fosse morto così. Pensai al richiamo che quel luogo aveva esercitato su di me, alla roccia rossa, al vento tiepido sul viso. Dicono che la natura ricordi…
Il mio nuovo progetto emozionale è percorre i sentieri di questi luoghi sulle orme dei miei avi, la camminata di ieri non era però partita in quel senso, eppure a quel senso alla fine mi ha portato. Che strana coincidenza…
Nota: le mie ricerche non mi hanno portato, per ora,ad un nome ” ufficiale”, almeno tra gli abitanti del paese di questa pozza, il nome “Pozza della memoria” è quindi un nome inventato da me.
Articolo e foto ©Sabrina Musetti, riproduzione vietata.
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