Eremo di San Viviano, suggestivo santuario d’abrì in Garfagnana

Da un po’ di tempo mi riproponevo di visitare l’Eremo di San Viviano, o meglio rivisitare poiché la mia prima visita risale al lontano 1989/90. Nella prima domenica di questo caldo autunno si è presentata l’occasione e così eccomi a raccontarvi dell’Eremo di San Viviano. Buona lettura!

Io all'interno dell'eremo di San Viviano

Eremo di San Viviano: leggenda e storia del Santo Viviano, detto anche Viano

Al Beato Viviano sono legate molte tradizioni locali e sono attribuiti vari miracoli, ma è un personaggio di cui si hanno pochissime testimonianze storiche e la cui vita è stata tramandata solo attraverso racconti e leggende popolari.

La leggenda narra che Viviano sia stato un viandante che giunse a Vagli dall’Emilia Romagna assieme alla moglie e che qui si stabilì lavorando come contadino. Affetto da una deformazione fisica era oggetto di scherno da parte degli altri abitanti del paese e della moglie stessa e così, avendo un rapporto profondo con la Natura e gli animali che considerava creature sacre, decise di abbandonare il villaggio per rifugiarsi tra i boschi e dedicarsi alla contemplazione del creato.

L’uomo scelse come sua dimora una grotta situata sulle pendici del Monte Roccandagia, sopra l’alpeggio di Campocatino, e qui visse molti anni cibandosi di erbe e soprattutto di cavoli selvatici che, miracolosamente, presero a nascere nei pressi della grotta dopo una preghiera. L’acqua sgorgava invece, anche nei periodi di siccità, da tre buchi nella roccia corrispondenti ai punti in cui l’eremita avrebbe appoggiato le dita dopo aver pregato. Qualuno dice che i tre zampilli ci sono ancora oggi, ma io non li ho trovati!

Viviano morì nella sua grotta ed il suo corpo fu ritrovato da alcuni pastori. La religiosità locale attribuì all’eremita numerosi miracoli e prese a considerarlo santo eleggendolo come patrono popolare. La grotta dopo la morte del “santo” divenne quindi luogo di culto e preghiera, e nel tempo assunse l’attuale aspetto di cappella.

In particolare San Viviano era considerato il protettore dei pastori, e più tardi, dei cavatori, che attribuirono al santo alcuni eventi miracolosi avvenuti nelle vicine cave. San Viviano è divenuto poi il patrono del parco delle Alpi Apuane ed è festeggiato il 22 maggio, giorno in cui si narra fu ritrovato il corpo senza vita del santo.

Viviano tuttavia non è mai stato riconosciuto santo dalla chiesa!

La statua di San Viviano conservata all'Eremo

Testimonianze storiche

Alcuni documenti datati attorno al 1586 testimoniano l’esistenza delle reliquie del santo e ciò ne fa risalire il culto all’epoca medievale.

Nel 1993 fu, casualmente, ritrovata la cassetta contenente le ossa del Santo e l’esame scientifico confermò che appartenevano ad uomo di circa trenta anni vissuto in epoca medioevale.

Eremo di San Viviano, un suggestivo santuario d’abrì in Garfagnana

L‘eremo di San Viviano si trova nel comune di Vagli di Sotto, in provincia di Lucca.

Posizionato a 1090 metri s.l.m., è un suggestivo e notevole esempio di architettura spontanea. Si tratta infatti di un santuario d’abrì (ricavato a ridosso della roccia) realizzato su una ripida parete rocciosa del Monte Roccandagia, a poca distanza dal sentiero che conduce da Campocatino alla Valle di Arnetola.

Il santuario è stato realizzato chiudendo l’incavo della grotta originale con pareti in pietra e calce, il tetto è formato in parte dal tetto della grotta stessa ed in parte da grosse travi di castagno inserite nella roccia e nel muro e ricoperte con pietre scistose calcaree. Si arriva all’eremo salendo una ripida scalinata che un tempo i devoti percorrevano sulle ginocchia.

L’eremo è solitamente chiuso, ma è possibile chiedere la chiave al rifugio di Campocatino. Aprire il portone dell’eremo, entrare nella piccola cappella, attraversarla e raccogliersi qualche istante di fronte all’altare è davvero un’emozione unica!

Sopra l’altare, in una nicchia, si trova la statua del santo Viviano ed al lato sinistro una croce di legno. Sul lato destro è invece presente una piccola porta attraverso cui si accede alla cengia, oggi protetta da un muretto in sassi. Questo era il luogo dove San Viviano era solito pregare e dove fu ritrovato il suo corpo. In fondo alla cengia si trova l’antica porta dell’eremo su cui sono incisi disegni, nomi e date lasciati dai pellegrini.

Come raggiungere l’Eremo di San Viviano

L’eremo di San Viviano è raggiungibile dall’Oasi di Campocatino percorrendo la strada sterrata che sale verso il parcheggio. Dopo un breve tratto, sulla sinistra, si trova un sentiero contrassegnato con il numero 35. Il sentiero si ricollega più su alla sterrata, quindi potete optare per imboccarlo oppure procedere sulla sterrata. Io ho percorso la sterrata in andata ed il sentiero al ritorno.

Seguendo le indicazioni per l’eremo si abbandona ad un certo punto la sterrata per imboccare un sentiero che scende. Le persone incontrate salendo mi avevano detto che era estremamente ripido ma, sarà che sono abituata a camminare su sentieri piuttosto tosti, non l’ho trovato poi così esagerato. In ogni caso è un sentiero percorribile in tranquillità ed è dotato di parapetto in legno nei punti più esposti. Ovviamente tenete in considerazione che per rientrare dovrete percorrerlo in salita!!

Il percorso richiede indicativamente 40 minuti in andata e 50 in ritorno. Se si è interessati solo alla visita dell’eremo è un’escursione che, arrivando a Campocatino in macchina, si può fare anche in mezza giornata. La presenza di molti sentieri consente anche di fare escursioni più lunghe come per esempio l’anello Vagli di Sopra-Cava Formignacola-Eremo di San Viviano-Campocatino-Vagli di Sopra: attenzione perché questo anello prevede un breve tratto su sentiero attrezzato.

Note tecniche percorso da Campocatino all’Eremo

  • Dislivello : 352mt +/ 352mt –
  • Lunghezza: 2,7 km
  • Tempo percorrenza andata e ritorno: 1 h e 30‘ circa (il tempo di percorrenza può variare anche di molto in base all’allenamento, al passo ed all’esperienza personali).

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Articolo di ©Sabrina Musetti, riproduzione vietata senza citare la fonte. 

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